Poker, la Cassazione conferma: non si possono tassare le vincite, se il torneo si è tenuto in un casinò dell’UE

I principi del Trattato dell’UE contrastano con “la normativa di uno Stato membro, la quale assoggetti all’imposta sul reddito le vincite da giochi d’azzardo realizzate in case da gioco situate in altri Stati membri, ed esoneri invece dall’imposta suddetta redditi simili allorché provengono da case da gioco situate nel territorio nazionale di tale Stato”. Lo ribadisce la Quinta Sezione Civile della Corte di Cassazione accogliendo il ricorso di un giocatore di poker cui era stato chiesto di versare le tasse sulle vincite conseguite nel 2007, in occasione delle World Series che si disputarono a Londra. La Cassazione ricostruisce il quadro normativo italiano, ricorda in particolare che le vincite centrate nelle case da gioco italiane non vengono tassate, dal momento che vi è un prelievo alla fonte sulle attività del casinò. Sottolinea poi che l’ordinamento italiano prevedeva venissero invece tassate le vincite centrate nei casinò degli altri Paesi UE, questa norma tuttavia è stata censurata nel 2014 dalla Corte di Giustizia, proprio perché discriminava le case da gioco estere, e favoriva quelle italiane: “una normativa nazionale come quella in esame genera una restrizione discriminatoria della libera prestazione dei servizi, quale garantita dall’articolo 56 TFUE, nei confronti non soltanto dei prestatori ma anche dei destinatari di tali servizi”.

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